Paflasmòs

lunedì 20 marzo 2017

Clicca e ascolta "COME GEORGE ORWELL..." Condividi "Bastiàn Contrario"

20/03/17
3a Puntata: 
Radio Pirata - la Radio nella Radio presenta:


Bastiàn Contrario:

"COME GEORGE ORWELL..."

per l'ascolto clicca QUI
Il testo è diviso in 2 parti: 
la prima è la trama del romanzo di George Orwell "1984", 
la seconda è il testo della puntata 
clicca su "Continua a leggere...»" per proseguire

Prima Parte: 
1984, di George Orwell – Riassunto e trama
1984 è il titolo del romanzo più importante di George Orwell: scritto nel 1948 fu pubblicato nel 1949. Durante il periodo della guerra fredda fu considerato fra i romanzi più significativi dell’utopia negativa, perché il tema trattato veniva ricondotto ad una critica spietata contro il regime sovietico. In realtà tratta un tema assai più ampio, quello del potere che controlla e manipola i
Riassunto
E’ il 1984 e il pianeta Terra è suddiviso in tre grandi potenze in guerra fra loro e governate da tre regimi totalitari: Oceania, Eurasia ed Estasia che approfittano del loro stato di guerra permanente per controllare i loro sudditi. In Oceania la società è controllata da un regime che basa il suo potere sui principi del Socing, un socialismo estremo, il cui capo supremo è il Grande Fratello, un personaggio misterioso di cui nessuno conosce la vera identità e che osserva, spia e controlla, la vita di ogni singolo cittadino.
Il controllo avviene attraverso delle telecamere che osservano ovunque gli individui: nelle loro case, per strada, negli uffici, nei trasporti, nelle scuole. Non esiste la privacy e non esiste alcuna forma di libertà individuale. Il suo braccio armato è la psicopolizia, che interviene ad un minimo cenno di ribellione o di fronte a comportamenti che vengono considerati sospetti. La propaganda è costante e in ogni angolo della città ci sono dei manifesti che ritraggono il Grande Fratello che viene accompagnato dagli slogan “la libertà è schiavitù” e “la guerra è pace”.

Il protagonista del romanzo è Winston Smith, membro del partito il cui compito è aggiornare costantemente le notizie dei giornali e dei libri, in modo tale da rendere infallibile la strategia del partito. Smith che sembra avvalorare le regole del partito e il suo controllo soffocante sulla società, in realtà non sopporta questa mancanza di libertà.
L’espressione embrionale di questa sua ribellione è un diario che Winston inizia a scrivere il 4 aprile 1984, nel quale raccoglie i suoi pensieri e le sue riflessioni sul Partito, la società ed egli stesso. Winston ha due persone che influenzano la sua vita: Julia di cui è innamorato e che frequenta malgrado il Partito non voglia relazioni che non abbiano altro scopo che la procreazione e O’Brien, un suo amico.

Julia e Winston vivono come possono la loro relazione clandestina e insieme decidono di ribellarsi alle regole del Partito, aderendo ad un’associazione clandestina “La confraternita”. O’Brien, però, non è un semplice funzionario del Partito ma è un membro della polizia segreta. E tradisce Winston facendolo arrestare.
Durante la prigioni Winston subisce una tortura divisa in tre fasi: apprendimento, comprensione e accettazione. Nella prima fase, il dolore è intenso ma Winston resiste e non tradisce Julia mantenendo un barlume di volontà.
Nella seconda fase il dolore è insopportabile e l’aspetto di Wiston cambia, il corpo cede ma riesce ancora a resistere. Nella terza fase Winston viene portato nella stanza 101 dove si materializza la paura più assoluta di ogni condannato: in questo caso in una busta vengono messi due topi, la peggiore paura del protagonista, e mentre O’Brien cerca di mettergliela in testa Winston cede tradendo Julia.

Prova a guardare il video su www.youtube.com
A questo punto comprende che il Partito vuole la sua incondizionata lealtà, vuole in sostanza la sua anima, affinché non esista nessuna forma di indipendenza. O’Brien stesso spiega a Winston che l’associazione di ribelli di cui ha fatto parte era stata costituita dalla polizia proprio per catturare eventuali dissidenti: il regime non ha falle, è perfetto e vuole l’amore incondizionato dei suoi sudditi.
Alla fine Winston è convinto e proprio per questo autonomamente si porge al boia consapevole di avere commesso una grave colpa: aver contestato il Grande Fratello.
(preso da “Canale del sito Biografieonline.it” http://cultura.biografieonline.it/riassunto-1984-orwell/ )

Seconda Parte:
Bastiàn Contrario e le sue considerazioni

Io vengo da un paese dalla provincia di Verona, o meglio da una contrada che era... una via.
Per di più ho l’onere e onore, di essere nipote di una Gran Donna: la Maestra, quella figura che nella prima metà dl ‘900 aveva ancora quel ruolo mistico e fascinoso durevole nel tempo, indiscusso dai più, ma che sui suoi famigliari si riversava come il cono di luce prodotto da un occhio di bue a teatro.

Indiscutibilmente tutti sapevano di ogni nostro respiro, di ogni nostro capriccio o originalità,  e per quanto si cercasse di scrollarsi di dosso quella ... referenza, non c’erano distanze e travestimenti sufficienti a concederci quel respiro che ora chiameremmo privacy.

Il primo sguardo, il primo bacio, il fughino da scuola, la gonna troppo corta, il corteggiatore del paese vicino... tutto passava al vaglio degli occhi indiscreti, critici o affettuosi, del paese.

Si, malgrado la pesantezza che potevo percepire a quel tempo, malgrado la sensazione di avere sempre qualcuno che mi controllasse senza tregua, malgrado l’impossibilità di farla franca dalla quale cercavo invano di divincolarmi...quel cicaleccio che mi accompagnava aveva, come la Luna, un altro volto.

Era il volto di una Comunità, il volto che osservava con ammirazione, invidia o recriminazione quelle che comunque erano le sue creature, quelle che malgrado l’irriverenza appartenevano a quel nucleo complesso e affettivo come le dita appartengono alla propria mano, il volto di chi, in ogni caso si occupa perché “se ne è parte”.

Queste considerazioni le ho maturate con l’età: quelle che vivevo come interferenze, giudizi e limiti, ora profumano anche di piume di chioccia e le ricordo come protezione, come abbracci, come tutele da pericoli peggiori, anche se non proprio consapevoli di questa loro funzione... 

Certo, devo anche  riconoscere che essere la nipote della Maestra mi consentiva un buon margine di tolleranza da parte dei compaesani, margine che probabilmente non sarebbe stato concesso ad altre ...originali fanciulle.

Molti non hanno dimenticato gli abbracci un po’ troppo stretti delle Comunità nelle quali “tutti si sapeva tutto di tutti”, e so anche che molti soffrono ancora di alcuni pregiudizi che possono aver cambiato il corso delle loro vite o dell’indecenza di alcuni commenti... si era ancora ai matrimoni riparatori, alle unioni di convenienza, alla vergogna per l’omosessualità, e a tanto altro, ma anche il matto del Paese aveva un suo ruolo, un suo spazio, così come la più bella o il ribelle di turno.

Comunque ogni cosa era filtrata e sommata da processori umani, ciascuno con i propri aspetti emotivi, imprecisi, sentimentali, meschini, generosi...e talvolta, ahimè anche potenti...ma ogni potere per quanto grande, aveva una territorialità limitata.

In ogni caso, la considerazione generale era che nessuno gradiva interferenze nei propri affari, fossero questi sentimentali, sessuali, economici o di qualsiasi altra natura.

Ora la frittata - e scelgo frittata anziché medaglia, proprio per evocare l’idea del...friggere! - è capovolta.

C’è stato qualcuno che ha inventato e perfezionato qualcosa di meravigliosamente oggettivo, neutrale, asettico, anaffettivo, non concorrenziale, indifferente a cui tutti ci affidiamo: l’informatica e il web.

Se un tempo solo concedere il proprio numero di telefono significava essere disponibili ad accettare una reciprocità di impegno, fosse di natura amichevole o sentimentale, ora il nostro numero - e non solo quello - è alla mercé della rete.

Attraverso i social e gli strumenti informatici, forniamo a non meglio identificati server un numero illimitato di informazioni che ci riguardano, senza nemmeno fargli fare la fatica di cercare di carpirli, di comporli tra loro come parti di un puzzle, di intuirne i pezzi mancanti o taciuti: pareri, gusti, posizioni etiche, politiche o fisiche, preferenze sessuali, aspetti economici, bisogni, fragilità... tutto viene fornito spontaneamente e in modo completo.

So che sto parlando da una radio web, ma ormai, la mia scelta l’ho fatta: sarà stato l’allenamento come nipote della Maestra sempre in vista, ma non ho mai nascosto il mio pensiero e il mio modo di essere. Da questo punto di vista credo di potermi considerare perennemente nuda, e quindi potenzialmente vulnerabile ormai da sempre. 
Tuttavia, se dovessi iniziare oggi a usufruire della rete e se avessi preso più rapidamente coscienza, non credo che mi comporterei nello stesso modo.

Il caro George Orwell, mi era rimasto ben impresso, ai tempi della scuola...
Mi aveva  quasi terrorizzato il suo totale e fantasioso controllo su ciascuna vita...ma quante volte, ahimè , sono proprio gli scrittori ad anticipare la realtà? Non so dire se sia una sorta di sensitività o di forma-pensiero che costruisce possibili futuri, ma so che spesso succede: una visione, un’immagine e il tempo: ed eccoci immersi in quella che da fantasia creativa si rivela come inquietante realtà.

Ai tempi di cui parlavo io, ci sentivamo violati solo se qualcuno osservava l’orario in cui rientravamo a casa, e ci si in alberava a difesa della nostro diritto alla libertà...

Ora no. Ora forniamo noi ogni sorta di informazione. Dalla più banale, come ad esempio l’età, alla più segreta come il codice della carta di credito, alla più personale come il nome della scuola dei nostri figli o pericolosa come far sapere a tutti quando la casa è vuota e per quanto tempo. 

Ciononostante, non è ancora quanto mi turba di più.

Eppure non mi ritengo una complottista, anche perchè il complotto è di per sé così complesso...! Già si fatica a metter d’accordo tre teste, figuriamoci un’infinità... Tuttavia...tuttavia... mi sembra di camminare sulle sabbie mobili, di scivolare su viscide bisce che mi strisciano sotto ai piedi...

Se da un lato ritengo sinceramente che la privacy sia qualcosa che tutela solo chi ha qualcosa da nascondere, se riconosco che una telecamera in un preciso luogo possa essere un deterrente da azioni illecite o violente, dall’altra comincio a sentirmi incastrata, costretta, avvinghiata, irretita. 

A una persona a me cara, ad esempio, con un banale aggiornamento di un motore di ricerca, si è avviata la pubblicazione on line di tutte le foto contenute nel suo telefono... niente di grave alla fine... ma se fossero state le foto con la sua fidanzata, una donna che era appena riuscita a rendersi irraggiungibile da un ex geloso e particolarmente violento? Avremmo assistito all’ennesimo femminicidio?

O se fossero state pubblicate copie di cartelle cliniche delicate, dati di quelle malattie che è così difficile comunicare ai propri cari? 

O foto del papà con la nuova fidanzata, prima che sia lui a presentarla ai figli? 
O più romanticamente del regalo che si sta scegliendo per la propria mamma?

Insomma, non tutte le cose che non si vogliono far sapere hanno necessariamente dei retroscena vergognosi o illegali...

Ma questa colla viscida me la sento proprio addosso...

Ogni cosa che passa attraverso un decoder, uno scanner, una tastiera, diviene “tracciabile”. Per quanto nella mole dei contenuti presumo sia ancora difficile filtrare e vagliare la qualità di ogni singolo caricamento, credo che sia invece molto ma molto facile giocare all’insiemistica: “tutti quelli che sono sposati”, “tutti quelli che amano l’azzurro”, “tutti quelli che parlano di pace” “tutti quelli che hanno la patente” “tutti quelli che amano il metal” tanto per fare esempi banali e non slittare in parentesi politiche che distrarrebbero dal punto....

Forniamo dati su dati, di ogni singola cosa che ci riguarda e non sappiamo dove vanno a finire. O meglio, dove e come vengono archiviati! Non vanno a finire, restano! E se oggi io penso una cosa, resterà presente illimitatamente! Non esisterà un’eventuale elaborazione, una maturazione di quell’idea o un allontanamento dalla stessa a seconda dei casi: resterà addosso come un tatuaggio, indelebile..

Mi ripeto che non c’è niente di male, che siamo in un’epoca democratica e che quindi la libertà di pensiero e i valori di giustizia sono alla base della nostra realtà e tutelano ogni diversità. Me lo dico, ma non ci credo davvero... Non ci credo e non mi fa sentire sicura sapere che stiamo tutti fornendo dossier così completi e dettagliati di noi stessi...

E se avere quell’idea, improvvisamente, non fosse più così sicuro? Se prendessero piede movimenti del tutto contrari o del tutto favorevoli a quell’idea?
E se accedendo a quei dati, questi venissero usati in modo tutt’altro che democratico?

Il guaio è che tutti abbiamo la tendenza a credere che le cose saranno sempre come le conosciamo, mentre tutto è in mutamento e nessuno può sapere in anticipo che corrente seguiranno gli eventi e i pensieri...

Purtroppo, anche guardando al passato, non si è mai visto nessun agnello travestito da lupo: i giusti, i miti, i rispettosi... soccombono.
Sarà anche normale, nel senso stretto del termine, ma normale non contiene la radice di “giusto”...

A me quel George Orwell, quello che Luca nel suo “Topos in Fabula” descrive così bene... a me lascia ancora l’irrequietezza che lasciava a scuola, quel brutto senso di viscido sotto i piedi e di grandi baratri nei quali scivolare, in nome, questa volta, di un’esposizione continua e gratuita di noi stessi, vittime delle nostre vanità, della nostra pigrizia fisica e mentale e di un’incosciente convinzione che il controllo e la punizione siano strumenti più sicuri e validi dell’educazione al rispetto...

A volte mi dico “Beh, dai, meno male che hai già una certa età...forse certe cose non le dovrai vedere”!
...e mi affido di nuovo a quel bordeggio, che mi permette di avvicinarmi sperando di non arenarmi.




Nessun commento:

Posta un commento

Lasciare un pensiero, apre a chi lo legge una nuova porta nella sua mente......